Il progetto espositivo che Denis Riva ha pensato per Lugo è costruito su una serie di quaranta carte – tra disegno, pittura e collage – del formato di 30×70 centimetri ciascuna, realizzate appositamente per questa mostra. Mediante un procedimento di aggressione e cura, le immagini affiorano dal foglio attraversando i territori del caso, dell’errore, dell’imprevisto.
Il progetto prende la forma di un allestimento che disegna, negli spazi delle Pescherie della Rocca e della Torre del Soccorso, una grande linea continua: un panorama infinito o un cinema primitivo e magico che corre sulle pareti della grotta.
L’immagine della striscia – una lunga fascia in movimento che si distende nello spazio come un paesaggio visto dal finestrino – orienta l’intera mostra. Ogni singolo disegno, con il suo formato panoramico e cinematografico, diventa una finestra su mondi alla deriva: relitti, frammenti perduti. Allo stesso tempo, ogni opera è parte di un flusso narrativo dove si succedono scenari mutevoli: pianure, fiumi, boschi, deserti, colline in lontananza, rocce e alberi, sfalci e ramaglie, animali, uomini, mandrie, fantasmi e memorie sparse senza più storia. Mostri aggraziati e cose delicatissime.
Una sorta di meta-processione dove il mondo periferico, ai margini degli ultimi, sfila davanti ai nostri occhi come visione ora catastrofica, ora rigenerativa.
Completano la mostra un libro d’artista, una video-installazione e alcune teche contenenti preziose insignificanti miniature.